Il miele è un prodotto naturale che recentemente sta entrando nella pratica medica. Gli studi clinici sul miele ne hanno evidenziato la capacità di accelerare la guarigione delle ferite proprio grazie alle sue proprietà antinfiammatorie.

miele e ferite3L’infiammazione è una tipica reazione di difesa dell’organismo nei confronti di qualunque tipo di danno subito.  Essa si manifesta con una intensa reazione vascolare e cellulare, sempre con le stesse modalità e con sintomi clinici tipici: arrossamento, aumento della temperatura, tumefazione, indolenzimento e compromissione funzionale.

L’infiammazione serve a circoscrivere, neutralizzare e distruggere gli agenti lesivi grazie alla migrazione leucocitaria (soprattutto granulociti neutrofili e macrofagi) nella sede del danno, dove essi fagocitano i batteri e gli altri agenti lesivi e degradano il tessuto necrotico e, al contempo, ad azionare i meccanismi di riparazione o sostituzione del tessuto danneggiato.

Essa quindi dovrebbe rappresentare un processo utile per l’organismo, tuttavia, quando lo stato infiammatorio si cronicizza si possono verificare effetti che amplificano la reazione rendendola dannosa a sua volta. Durante il processo infiammatorio vengono infatti prodotti a cascata importanti mediatori chimici di origine plasmatica (prodotti dal fegato) e cellulare (citochine, specie reattive dell’ossigeno, istamina, prostaglandine, prostacicline, leucotrieni e trombossani, PAF e ossido di azoto), che vanno ad agire su uno o su più tipi cellulari determinando effetti diversi di segno sia positivo che negativo.

Il miele consiste in una soluzione supersatura di zuccheri, soprattutto fruttosio (38%) e glucosio (31%), ma contiene anche minerali, proteine, aminoacidi liberi, enzimi, vitamine e polifenoli. Tra questi ultimi, la sottoclasse dei flavonoidi è quella più presente ed abbondante nel miele e sembra essere quella più strettamente connessa con le sue funzioni antiossidante e antinfiammatoria e coi suoi benefici effetti sul sistema cardiovascolare, di cui influenza positivamente i fattori di rischio (Alvarez-Suarez JM, Giampieri F, Battino M: Honey as a source of dietary antioxidants: structures, bioavailability and evidence of protective effects against human chronic diseases – Curr Med Chem. – 2013).

miele ferita 2In uno studio del 2003 era stato indagato l’effetto del miele sulla attivazione di cellule immunocompetenti, usando la linea cellulare dei monociti MM6 come modello. Furono esaminati gli effetti di tre tipi di miele, tra cui quello neozelandese di Manuka, sul rilascio di importanti citochine infiammatorie dalle cellule MM6. Tutti e tre i mieli incrementarono significativamente il rilascio del Tumor Necrosis Factor alfa, Interleuchina 1-beta e Interleuchina 6 dalle MM6 e dai monociti umani, rispetto a cellule non trattate o trattate con mieli artificiali (sciroppo di zucchero). Questi risultati suggerirono che gli effetti del miele sulla guarigione delle ferite fossero correlati alla stimolazione delle citochine infiammatorie da parte dei monociti (Tonks AJ, Cooper RA, Jones KP, Blair S, Parton J, Tonks A: Honey stimulates inflammatory cytokine production from monocytes – Cytokine. – 2003).

Successivamente la capacità del miele di stimolare o di inibire il rilascio di certe citochine (TNF-alfa, IL 1-beta, IL 6) dai monociti umani e dai macrofagi, in relazione alle condizioni della ferita, è stato confermato da un ulteriore studio. Il miele sembra altresì capace sia di ridurre che di attivare la produzione di specie reattive dell’ossigeno dai neutrofili, anche qui in relazione al microambiente della ferita. L’attivazione miele-indotta di monociti e macrofagi potrebbe promuovere il “debridement” (rimozione del tessuto danneggiato) della ferita e accelerare il processo di riparazione. Anche le risposte dei cheratinociti, dei fibroblasti e delle cellule endoteliali sono positivamente influenzate dalla presenza del miele. I dati mostrano che le proprietà guaritrici del miele sulle ferite includono la stimolazione della crescita del tessuto, accrescono la riepitelizzazione e minimizzano la formazione di cicatrici (Majtan J.: Honey: an immunomodulator in wound healing – Wound Repair Regen, 2014). Questi effetti sono in genere ascritti all’acidità del miele, al contenuto di perossido di idrogeno, all’effetto osmotico, ai contenuti nutrizionali e antiossidanti, alla stimolazione dell’immunità e a composti ancora non identificati.

miele feritaAnche le evidenze più recenti suggeriscono un ruolo potenziale del miele come mediatore clinico dell’infiammazione. E’ stata presa in esame l’attività antinfiammatoria di alcuni mieli selezionati della Nuova Zelanda: Rewareka, Manuka e Kanuka, i quali presentano una potente attività inibitoria dose dipendente della produzione in vitro dell’anione superossido (radicale libero usato dal sistema immunitario per uccidere i microorganismi patogeni, ma biologicamente abbastanza tossico anche per le stesse cellule dell’organismo). Esperimenti sui topi hanno mostrato che i mieli Manuka e Rewareka, che presentano la maggior attività in vitro, sono stati in grado di inibire la produzione di acido arachidonico (precursore di importanti prostaglandine proinfiammatorie) indotta da edema dell’orecchio (Leong AG, Herst PM, Harper JL: Indigenous New Zealand honeys exhibit multiple anti-inflammatory activities – Innate Immun. – 2012).

Anche le prostaglandine e l’ossido nitrico giocano un ruolo importante nell’infiammazione, nell’uccisione dei microbi e nel processo di guarigione: si è scoperto che il miele abbassa il livello delle prostaglandine e innalza quello dei prodotti finali dell’ossido nitrico, ma servono ulteriori studi per capirne i meccanismi d’azione (Al-Waili N1, Salom K, Al-Ghamdi AA: Honey for wound healing, ulcers, and burns; data supporting its use in clinical practice – ScientificWorldJournal. 2011).

a cura di Silvia Magnanimi