L’importanza del servizio ecosistemico dell’impollinazione svolto dalle api ed altri impollinatori nonché i benefici che i prodotti dell’alveare forniscono alle persone sono ben noti. Altrettanto conosciute sono le gravi minacce che pesano su questi insetti, ben vengano perciò le tante iniziative per difendere le api in tutto il mondo.

Nel 2014 gli apicoltori sloveni propongono che sia il 20 maggio la giornata commemorativa delle api in ricordo di Anton Janša (Breznica na Gorenjskem, 20 maggio 1734 – Vienna, 13 settembre 1773) che nel XVIII secolo ha aperto la strada alle moderne tecniche di apicoltura. Il 17 novembre 2017, opportunamente, le Nazioni Unite adottano una risoluzione che proclama il 20 maggio la Giornata mondiale delle api.

– Un po’ di storia –

Le api sono state osservate e studiate da millenni in considerazione della loro produzione alimentare. Oggi, l’attenzione dei ricercatori è spesso rivolta alle loro capacità sensoriali e cognitive. Ma anche “ieri” qualche fine osservatore aveva capito che le nostre percezioni differiscono da quelle di altri animali, in particolare dagli insetti.

John Lubbock (1834 – 1913), nato in una ricca famiglia di banchieri inglesi, banchiere lui stesso, ebbe la fortuna di abitare per un lungo periodo vicino alla residenza di Charles Darwin (1809 – 1882) che frequentò assiduamente. Profondo ammiratore di Darwin, diventò un suo collaboratore e si interessò all’entomologia rubando tempo alle attività della banca ed alla politica (era diventato membro del Parlamento) al punto che la satira del tempo lo rappresentò come “il banchiere-ape” in mezzo ai fiori (the banking busy bee).

Nel suo libro del 1888 On the Senses, Instincts, and Intelligence of Animals, Lubbock scrisse “troviamo negli animali complessi organi sensoriali, riccamente forniti di connessioni nervose, ma la cui funzione non siamo ancora in grado di spiegare”. Per gli animali, diceva, il mondo “può essere pieno di una musica che noi non possiamo sentire, di colori che noi non possiamo vedere, di sensazioni che noi non possiamo concepire”.

D’altra parte le api potrebbero meravigliarsi del colore che conosciamo come rosso, che loro non possono vedere, e che potrebbero giustamente chiamare “ultragiallo”.

Beti Piotto