pungiglioneLa fosfolipasi A2 del gruppo III (abbreviata III sPLA2) è un enzima presente nel veleno d’api; questa sembra essere la componente allergenica principale del veleno d’api che, in determinate situazioni, può comportare shock anafilattico.

Lo shock anafilattico è una reazione complessa dell’organismo, che avviene per la stimolazione del sistema immunitario, già “allertato” in precedenza da una sostanza non riconosciuta propria (allergene), che scatena una valanga di effetti allergici anche gravi, come lo shock anafilattico.

La manifestazione grave può presentarsi rapidamente o nel giro di qualche minuto; sembrano più a rischio soggetti che mostrano la tendenza a forme allergiche aspecifiche, mentre gli allergeni più frequenti si possono trovare tra alcuni alimenti (pesce, uova, frutta secca), farmaci (penicillina, antinfiammatori non steroidei) o nelle sostanze iniettate attraverso punture di animali (calabroni, meduse, api, vespe e formiche).

Nella puntura di un insetto, sono iniettate molte sostanze che hanno varie funzioni, come paralizzare la preda (ragni), o avvelenarla immediatamente (calabrone), ma anche anticoagulative (sanguisuga); per raggiungere questi scopi sono necessarie alcune interazioni tra sostanze (molecole). In quello che chiamiamo “veleno” ve ne possono essere decine, di piccole dimensioni, attive ma difficilmente allergenizzanti, o grandi, come enzimi o proteine complesse. Sono queste ultime a essere lo stimolo per le reazioni di shock anafilattico.

D’altra parte è noto che il veleno delle api è stato a lungo usato per trattare malattie autoimmuni come l’artrite e che un numero sempre crescente di lavori scientifici ha dimostrato gli effetti terapeutici dell’enzima III sPLA2 presente nel veleno dell’ape (apitossina).

Lee e Bae (2016) hanno analizzato un centinaio di lavori scientifici dedicati agli effetti avversi e benefici riscontrati con l’impiego di III sPLA2.  In queste tabelle, modificate dallo studio di Lee e Bae (Bee venom phospholipase A2: yesterday’s enemy becomes today’s friend), si sintetizzano i risultati rilevati.

Effetti avversi riscontrati con l’impiego terapeutico di III sPLA2

Effetti avversi Effetti specifici Metodo sperimentale Dose
Induzione a ipersensibilità di Tipo II (Tipo citotossico) Stimola la formazione di linfociti Th2 che hanno un ruolo nella patogenesi delle malattie allergiche.

Attivazione di specifiche cellule immunitarie (cellule linfocitiche innate o ILC).

topo, in vivo, iniezione sottocutanea o topo, in vivo, iniezione intraperitoneale per 3 giorni consecutivi 50–100 µg/topo
Effetti sul processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore. Induce edema nelle zampe per

3 ore ca.

ratto, in vivo, iniezione nella zampa 30 µg/zampa
Neurotossicità Induce morte neuronale ratto, in vivo, microiniezione nel midollo spinale 0.05–0.5 µg/ratto
Crea demielinizzazione (processo patologico che interessa le guaine mieliniche delle fibre nervose e che porta alla loro scomparsa) e remielinizzazione (formazione di nuova mielina negli assoni di chi ha subito una lesione infiammatoria) ratto, in vivo, microiniezione nel midollo spinale 1.5–6 ng/ratto

Effetti benefici riscontrati con l’impiego terapeutico di III sPLA2

Effetti benefici Effetti specifici Metodo sperimentale Dose
Effetti anti-infamatori Promueve la formazione di celluleTreg

(un sottogruppo delle cellule T che, nello specifico modulano il sistema immunitario, assicurano la tolleranza agli autoantigeni ed evitano malattie autoimmunitarie).

topo, in vivo, iniezione intraperitoneale 0.1–1 mg/kg
Elimina l’infiammazione delle vie aeree. topo, in vivo, iniezione intraperitoneale 0.2 mg/kg
Protegge da infiammazioni renali indotte da cisplatino (un farmaco genotossico usato in chemioterapia perchè danneggia il Dna di cellule in attiva proliferazione e, per questo motivo, efficacemente impiegato per bersagliare le cellule tumorali). topo, in vivo, iniezione intraperitoneale 0.2 mg/kg
Protegge da infiammazioni al fegato indotte da paracetamolo (farmaco con azione analgesica e antipiretica). topo, in vivo, iniezione intraperitoneale 0.2 mg/kg
Effetti anti-nocicettivi

(la nocicezione è il processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore)

Riduce il dolore neuropatico indotto da oxaliplatino (farmaco antitumorale nel trattamento del cancro colon rettale). topo, in vivo, iniezione intraperitoneale 0.2 mg/kg
Lesioni anti-neuronali Evita la neurotossicità indotta da MPTP (1-metil 4-fenil 1,2,3,6-tetraidro-piridina, composto secondario che si forma durante la sintesi della meperidina, sostanza neurotossica in grado di causare sintomi analoghi alla malattia di Parkinson). topo, in vivo, iniezione intraperitoneale 0.2 mg/kg
Inibisce la morte di cellule neuronali indotte dalla proteina prionica PrP (peptide 106-126). Linee cellulari (SH-SY5Y) da  neuroblastoma umano,

in vitro

(l neuroblastoma è un tumore che ha origine dalle cellule del sistema nervoso autonomo; la linea cellulare è una coltura di cellule)

50 nM
Effetti anti-tumore Inibisce la crescita di diverse linee cellulari tumorali sinergicamente con PtdIns(3,4)P2 (Fosfatidilinositolo (3,4) bifosfato è un componente delle membrane biologiche con funzioni di messaggero). Linee cellulari A498, DU145, BEAS-2B, T-47D, in vitro 10 µg/mL
Inibisce la crescita della linea cellulare A498 sinergicamente con PtdIns(3,4)P2. Linee cellulari (A498) da carcinoma renale umano, in vitro 10 µg/mL
Effetti anti-parassitari Inibisce che l’oocinete del parassita malarico perfori il rivestimento dello stomaco della zanzara per completare il suo ciclo. zanzara, ex vivo 3.2 µM

FOSFOLIPASIGli studi condotti mettono in chiaro numerosi e consistenti effetti benefici riscontrati con l’ uso terapeutico di III sPLA2. Sembra davvero paradossale che per molto tempo siano stati condotti studi e fatti sforzi per evitare i suoi effetti mentre oggi la fosfolipasi III sPLA2, opportunamente dosata ed impiegata, è un alleato nella terapia di diverse patologie.  E’ certo, comunque, che l’esposizione a elevate concentrazioni di III sPLA2 attraverso il veleno d’api provoca il danno di membrane cellulari e la morte delle cellule stesse.

BIBLIOGRAFIA

Lee G., Bae H. (2016). Bee venom phospholipase A2: yesterday’s enemy becomes today’s friend. Toxins 8(2): 48. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4773801/

VELENO D’APE: http://www.bee-hexagon.net/files/file/fileE/Health/VenomBookReview.pdf

a cura della dr.ssa Beti Piotto, agronoma, membro dell'Associazione Italiana Apiterapia e dell'Accademia Italiana di Scienze Forestali