miel-peauMentre leggo queste parole il mio cervello elabora le percezioni che arrivano dai miei sensi e le informazioni provenienti dal nervo ottico; in un groviglio di neuroni interconnessi tra loro, costruisce un senso a quel che leggo e dello stato del mio corpo. Brucia così energia e produce, tra i tanti metaboliti, qualcuno che serve a costruire una nuova catena di processi biologici che indurranno il nostro organismo a “rimpiazzare” l’energia spesa. Alcuni di questi processi che consumano energia (un’attività sportiva spinta o stress emotivi) producono per brevi attimi molecole instabili; il nostro organismo, con procedure enzimatiche meravigliose da un punto di vista biochimico, provvede a renderle stabili e spesso a rimuoverle. Quando quelle sostanze “instabili” sono rese stabili, perdono il loro potenziale rischio di scatenare un “effetto domino” tra le molecole, si direbbe un effetto “virale” nel mondo d’internet, che condurrebbe a risultati allarmanti. Queste molecole, i radicali liberi, sono normalmente prodotte ma, come in tutte le cose della vita, il loro eccesso può creare grandi problemi alle cellule in cui si producono, fino a condurle in gran parte a morte o a modificarne il normale ciclo metabolico (sviluppo di patologie degenerative come aterosclerosi e tumori o invecchiamento precoce). Giacché questi radicali liberi sono prodotti di ossidazione, le sostanze capaci di neutralizzarli sono conosciute come antiossidanti. Che c’entra il miele? Nel miele sono presenti varie sostanze, alcune apportate dalle api ed altre dalle sorgenti da cui le stesse api hanno tratto il nettare. Tra le tante, troviamo i polifenoli, noti antiossidanti perché, negli ultimi anni, sono ricercatissimi gli alimenti che ne contengano in dosi elevate per fronteggiare le nostre diete sempre più squilibrate. I frutti di bosco, i broccoli, i semi oleosi (dalle mandorle alle olive, dal sesamo alle noci), la curcuma, il tè verde o nero, il tofu, la soia, sono quelli ben conosciuti per le buone concentrazioni di polifenoli disponibili. Di fatto la cottura o le modifiche industriali ne possono modificare la biodisponibilità. Un regime alimentare equilibrato con buona presenza quotidiana di verdure e frutta, ricche di polifenoli, bevande (tisane o infusi) addolcite col miele e, a cena, un bicchiere di buon vino rosso possono contribuire a rintuzzare la formazione eccessiva di radicali liberi. O una buona tisana con miele per accompagnarci nelle braccia di Morfeo. E perché no, del cioccolato addolcito con miele? Polifenoli a manetta! Un aiuto a conservare la nostra salute, migliorando il tono cerebrale e le difese immunitarie, a cui contribuisce, come abbiamo visto, anche la nostra flora intestinale. Con un tocco in più: il miglioramento dell’assetto ematico di trigliceridi e colesterolo, con HDL in aumento e riduzione della frazione “cattiva” LDL. Ricordiamoci però che il miele è alimento vivo: non lo lasciamo scaldare troppo. Si rovinerebbe il gusto e la biodisponibilità delle sue componenti.

honey-antiageRitorniamo al miele: che dicono le ricerche? Le ultime ricerche mostrano che sono proprio i polifenoli a rendere il miele un potente alleato nel risanare ustioni e ferite, insieme alle ben note caratteristiche della concentrazione di fruttosio e glucosio (iperosmolarità) e alla sua acidità. L’insieme di queste doti riescono a stimolare l’attività delle cellule della pelle (cheratinociti, fibroblasti e cellule endoepiteliali) in modo eccezionale, tanto che recentemente si è passato a “ingegnerizzare” mieli impiegabili in condizioni operatorie estreme. Forse l’uso degli apicoltori di poggiare del buon miele (intendo naturale e non contaminato) su una scottatura o un piccolo taglio sembra una buona pratica, permettendo una rimarginazione più accelerata (dopo una opportuna disinfezione). Al posto del costoso miele di manuka, supportato da un ottimo marketing e particolarmente descritto in vari lavori scientifici, anche il miele di agrumi o i più diffusi mieli di bosco (melata) o il millefiori possono altrettanto egregiamente svolgere l’azione cicatrizzante e antiossidante.

Il bel libro di Berrino “Il Cibo degli Uomini” riporta, nel capitolo che tratta di tumori cerebrali, una piccola nota che richiama l’attenzione del lettore sulla capacità del miele: i polifenoli contenuti anche nel miele sono utili nella riduzione delle poliamine (composti organici che favoriscono la crescita cellulare) per inibizione dell’enzima che le favorisce, risultando forse uno dei pochi dolcificanti naturali impiegabili in una nutrizione consapevole; nello stesso capitolo i consigli dell’ Autore sono tanti e tutti di grande responsabilità, data la patologia; noi potremmo cogliere così l’occasione per leggere il libro, sorseggiando un buon tè verde o gustando una crema di mandorle (inibitore il primo della glutamina e il secondo anche delle poliamine) in cui un cucchiaino di miele aggiunge la dolcezza che un tale argomento necessita.

E che altri utilizzi possono provenire dalla presenza di polifenoli del miele? Dall’ultimo Simposio internazionale di APIMONDIA, tenutosi a Roma in Novembre, emergono nuove applicazioni del miele, anche in veterinaria, e in associazione con propoli e pappa reale: dalla alimentazione integrata sia in pazienti  che in animali fortemente debilitati da serie patologie e ferite, a terapie con infusione di miele in vena nel campo medico veterinario. Anche il “semplice” massaggio con il miele potrebbe agire come stimolo per una ripresa tissutale. Senza dimenticare la apipuntura (con il veleno d’ape), nuova frontiera nelle ricerche sul Parkinson e Alzheimer, che potrebbe coadiuvare il recupero di una sciatalgia, fino ad alleviare eritemi erpetici, come dimostrato negli anni dall’apiterapeuta spagnolo Pedro Pérez Gómez.  Ma il veleno d’api merita tutta un’altra occasione di approfondimento.

dr. PIETRO PAOLO MILELLA
biologo, naturopata, consulente di apiterapia