microbiota-intestinalSpesso, ci fa piacere credere che in alcuni campi della ricerca si sia arrivati a conclusioni chiare e incontrovertibili. Raggiungiamo, in tal modo, un senso di sicurezza superiore alla normale osservazione che “non si finisce mai di imparare”, cioè che ci si muove sempre nella vaghezza del “sembrare”. In questi giorni rimbalza nella comunicazione scientifica la scoperta di forme isomeriche (strutture molecolari che sembrano simili, ma non sono uguali, come la mano destra e quella sinistra) dell’umile acqua. Queste conoscenze si devono integrare poi con altre provenienti da settori che sembrano slegati dal nostro principale interesse, come, ad esempio, il microbiota, cioè la complessa struttura costituita da microrganismi che colonizzano un certo “luogo”. La ricerca scientifica, approfondendo sempre più le interrelazioni esistenti tra il “contenitore” e il “contenuto”, getta la luce su uno scenario sempre in costante cambiamento.

Le scoperte di rapporti tra i microbioti del nostro corpo (quello intestinale, boccale, ecc) e i nostri organi sono talmente rilevanti che si parla di collaborazione nel miglioramento delle nostre difese immunitarie. In effetti, sembra che migliorando in qualità, cioè allargando la presenza della flora batterica naturale, e la quantità del microbiota, vale a dire rinforzandone il numero, si “smorzino” i sintomi infiammatori e perfino si ottimizzano gli atteggiamenti comportamentali nei topi da laboratorio (1). Di recente, un’altra ricerca svolta a livello internazionale (2) ha dimostrato che quanto è più grande la variabilità del microbiota intestinale, tanto minore è il rischio d’incamminarsi verso una condizione prediabetica.

Che il cibo moduli almeno il microbiota intestinale è una bella scoperta; fino a poco tempo fa questa era considerata un’ipotesi fantascientifica. Invece ricercatori statunitensi hanno dimostrato (3) che una dieta ricca di grassi e con carboidrati scarsi (dieta chetogenica) riduce il rischio di attacchi epilettici acuti spontanei, e probabilmente rallenta altre patologie, tra le quali l’Alzheimer e i disordini autistici (chi si ricorda di Dustin Hoffman in “Rain Man”?). Questo risultato scientifico sperimentato su cavie di laboratorio, ha dimostrato che la variazione dell’alimentazione modifica la composizione del microbiota, contribuendo fattivamente al miglioramento delle patologie.

honeyNel miele e nel polline, già in passato, abbiamo visto che sono presenti molecole cosiddette “bioattive” che nutrono la nostra flora batterica simbionte (che ci aiutano con la loro presenza) e commensale (che ci usano come luogo sicuro senza arrecarci danni). Del miele è facile intuire che molto è dipeso dall’impiego nell’alimentazione umana da millenni, per cui ci siamo “allevati” nel tempo dei batteri utili. Un po’ com’è avvenuto con lo yogurt e i “lieviti” in generale. Per il polline, forse gioca la sua onnipresenza (aria, vegetali crudi ecc) e la presenza più o meno marcata nel miele. Tra i batteri, quelli agevolati dal miele sono per esempio i Lattobacilli.

Giusto per restare su questi batteri, l’abuso di sale da cucina, riducendo la presenza dei Lactobacillus, peggiora la “colite” (4). La variazione del nostro microbiota, detta disbiosi, in questo caso crea uno stato che sembra essere difficile da ripristinare anche quando si rientra nella dieta a basso tenore di sale. Addio salatini!

I dati italiani sull’obesità raccolti nel 2015, resi pubblici lo scorso anno, indicano purtroppo un incremento della patologia, con una presenza di un obeso su dieci Italiani (fonte: Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute). L’obesità è associata a un incremento di radicali liberi e frequentemente allo sviluppo del diabete. Per i cari amici che seguono questa rivista e i lettori degli articoli sull’Apiterapia, non sarà una novità leggere dell’azione contro la formazione dei radicali liberi (ROS) nelle cellule da parte di alcune sostanze contenute anche nel miele, propoli, polline e pappa reale.

Nei precedenti articoli abbiamo cercato di evidenziare la ricchezza dei componenti naturali dei prodotti apistici e degli effetti che essi producono in vivo e in vitro. In particolare, le composizioni sia del miele sia della propoli, sebbene variabili per tipologia di origine e di estrazione, sono al centro di numerose ricerche per gli effetti positivi sul microbioma e sulle opposte capacità batteriostatiche. In un articolo apparso su Nature a Maggio di quest’anno, è riportato quanto si sia scoperto in alcuni centri di ricerca: i Bifidobatteri del microbioma intestinale possono aiutare il nostro sistema immunitario a lottare contro alcune forme tumorali così come, in modi diversi, altri batteri (B.fragilis) possano stimolare i linfociti a contrastarne lo sviluppo.

Una recentissima ricerca (5) in pazienti critici come quelli in Terapia Intensiva e sottoposti a nutrizione enterale (alimentazione artificiale somministrata attraverso una sonda direttamente nell’apparato digerente) dimostra che il miele riduce il rischio delle diarree batteriche, grosso problema ospedaliero, riuscendo con i suoi oligosaccaridi o “fattori bifidogenici” a migliorare il microbiota intestinale e, contemporaneamente, con le sue doti batteriostatiche a limitare i batteri indesiderati.

Per non farci mancare nulla, riconsideriamo la propoli, il polline e la pappa reale; esse hanno evidenziato delle doti che le rendono interessanti e cerchiamo di vederne alcune.

propolisIn un articolo pubblicato alla fine di maggio di quest’anno (6), si riporta della scoperta di alcune molecole bioattive nella propoli (le amirine) con effetti antiossidanti e antinfiammatori, uniti a quelli gastro- ed epatoprotettori. Se ciò non dovesse bastare, quelle molecole (in particolare la beta-amirina) sembrano ritornare utili per contrastare il morbo di Parkinson e l’apoptosi cellulare (la morte cellulare programmata o indotta da mutazioni genetiche). In una ricerca cilena, condotta con un prodotto a base di propoli, si sono notati significativi miglioramenti nell’assetto lipidico (con aumento del colesterolo “buono” detto HDL) e dello stato ossidativo cellulare (aumento del glutatione ridotto). Quest’ultimo effetto della propoli sarà indagato più a fondo con successive ricerche perché sembra apportare benefici in pazienti con diabete di tipo due (non insulino-dipendente), che globalmente rappresenta circa il 90% dei casi di diabete.

Argomento interessante è l’applicazione efficace in neurologia, perché essa sembra svolgere, in vari modi, una buona protezione delle cellule del sistema nervoso. Sempre nello splendido lavoro di revisione delle ricerche avviate sulla propoli, polline e pappa reale (5), si possono leggere quante altre esperienze scientifiche stiano focalizzandosi sulla propoli. Quest’ultima ha evidenziato un miglioramento dell’efficacia delle sinapsi neuronali (i punti in cui le cellule nervose si scambiano le informazioni chimico-elettriche). Forse è questa la chiave di lettura delle osservazioni positive nell’impiego della propoli nell’Alzheimer, giacché l’azione avverrebbe a livello di stimolazione genica, riportati con dovizia di particolari nel lavoro prima citato.

L’Artepillina-C, molto presente nella propoli verde brasiliana, il cui colore è di origine naturale, provenendo dalla clorofilla dei giovani tessuti delle piante; questa è una molecola bioattiva che, alla luce della ricerca antitumorale appena pubblicata (7), sembra avere la capacità di indurre la morte di talune cellule cancerose, (collo dell’utero, terza neoplasia più frequente nelle donne, secondo la Fondazione U. Veronesi), contrastando l’invasione delle cellule tumorali, indotte dal Papillomavirus umano (HVP). Come dire: un motivo in più per l’Apiterapia di evidenziare il concreto beneficio dei prodotti dell’Apicoltura.

royal jellyLa pappa reale con i suoi acidi grassi corti, nel senso che sono molecole con peso molecolare basso, come il più noto 10-HDA (acido 10-idrossidecanoico), svolgerebbe azioni antiossidative potenzialmente interessanti come per la propoli. Le ricerche attuali sembrano indicare la capacità, determinata dalle tante molecole bioattive contenute nella pappa reale, di rimuovere i radicali liberi. In pratica non ci sarebbe un’unica molecola bioattiva ma tutte quelle presenti nella pappa reale orchestrano una risposta ampia e poderosa. In soggetti diabetici (diabete di tipo 2) l’impiego della pappa reale (dosaggio indicato nel lavoro 1000mg/al giorno) contribuiva a ridurre (8), dopo otto settimane, la glicemia a digiuno e altri parametri clinici, tra questi l’emoglobina glicosilata; nel contempo, i ricercatori osservavano, il rialzo della secrezione d’insulina. In un altro studio clinico, condotto su animali da laboratorio, si confermava l’azione della pappa reale nel metabolismo glicemico unita alla disintossicazione del fegato e cardioprotezione da agenti tossici.

pollenGiusto per segnalare un argomento legato alla menopausa (vampate di calore, difficoltà a riposare la notte, dolori durante i rapporti sessuali) o indotti da terapie antiormonali, sembra che il polline insieme al miele riescano ad alleviare queste problematiche (9); ciò potrebbe essere ricondotto all’inibizione di un enzima (aromatasi), e a un’azione di stimolo sull’ovario. Questa via è percorsa da anni con prodotti di origine vegetale come la soia, i semi di lino e il trifoglio pratense. Nell’articolo, scritto da ricercatori tedeschi, si era partiti da condizioni piuttosto negative (pazienti in trattamento contro il carcinoma mammario), e come serietà impone nelle ricerche, si era raccomandato di controllare i livelli serici dell’ormone Estradiolo, tanto energica è la “spinta” del polline con il miele. Ricordiamo che il polline ha anche azioni interessanti sull’uomo (10), potendo migliorare le condizioni di prostatiti croniche benigne (con un supporto delle vitamine del gruppo B) e, come riportato da ricercatori pachistani, sul numero degli spermatozoi (11).

In linea di massima per il polline sono indicate le quantità giornaliere da assumere in circa 20-40 g negli adulti, mentre per i ragazzi la dose sarà ridotta da 7,5 a 15 g; la durata della assunzione del polline è indicativamente di 1 o 3 mesi con la ripetizione da 2 a 4 volte all’anno(12). Se poi riuscite a trovare il mitico pane d’api, i ricercatori rumeni, esperti in questo prodotto, suggeriscono l’impiego di 30 g/die per tre mesi.

Beh, associamo ad una dieta di verdure e frutta fresca, se possibile bio, del buon miele e del polline fresco. Potrebbe essere un’interessante sinergia di rimedi naturali!

a cura di dr. Pietro Paolo Milella, biologo, naturopata, consulente di apiterapia

BIBLIOGRAFIA:

  • Donaldson G.P. et Al. “Gut microbiota utilize immunoglobulin A for mucosal colonization” Science 2018
  • Allin K.et Al. “Aberrant intestinal microbiota in individuals with prediabetes” Diabetologia 2018
  • Olson C.A. Hsiao E. Y. et Al. “The Gut Microbiota Mediates the Anti-seizure Effect of the Ketogenic Diet” Cell 2018
  • Miranda P.M. et Al “High salt diet exacerbates colitis in mice by decreasing Lactobacillus levels and butyrate production” Microbiome 2018
  • Kocot J. et Al “Antioxidant potential of Propolis, Bee Pollen, and Royal Jelly: Possible Medical Application” Oxidative Medicine and Cellular Longevity 2018
  • Shariatpanahi Z.V. et Al. “Effect of Honey on Diarrhea and Fecal Microbiotain in Critically III Tube-Fed Patients: A single randomized controlled study” Anesthesiology and Pain Med.2018
  • Souza RP. Et Al “Artepillina-C induces selective oxidative stress and inhibits migration and invasion in a comprehensive panel of human cervical cancer cell lines” Anticancer Agents Med Chem 2018
  • Pourmoradian S. et Al “ Effects of Royal Jelly supplementation on glycemic control and oxidative stress factors in type2 diabetic female: a randomized clinical trial” Cin. J. of Integrative Med.2014
  • Münstedt K. et Al. “Bee pollen and honey for the alleviation of hot flushes and other menopausal symptoms in breast cancer patients” Molecular and Clin. Oncology 2015
  • Pirola G. M. et Al. (Efficacy of pollen extract in association with group B vitamins for pain relif in chronic prostatitis7chronic pelvic pain syndrome: A survey of urologist’ knowledge about its clinical application” Archivio Italiano di urologia e Andrologia 2017
  • Rasekh A. et Al. “Effect of Palm Pollen on Sperm Parameters on Infertile Man” Pak. J. Biol. Sci. 2015
  • Komosinska-Vassev K. et Al. “Bee Pollen: Chemical Composition and Therapeutic Application” Ev-Based Complementary and Alternative Medicine 2015