C’è una relazione diretta tra il declino degli impollinatori e il peggioramento della salute umana?

Di Beti Piotto e Aristide Colonna

Il ruolo degli impollinatori

Quasi il 90% delle piante selvatiche da fiore ha bisogno di impollinatori, come api, vespe, farfalle, coccinelle, ragni, rettili, uccelli, finanche mammiferi, per trasferire il polline da un fiore all’altro e completare la riproduzione sessuale. A loro volta, queste piante sono fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione delle specie e degli habitat e in generale della diversità biologica, che rappresenta la base della nostra esistenza e delle nostre economie (ISPRA 2020).

Nel processo di produzione alimentare, oltre il 75% delle principali colture agrarie beneficia dell’impollinazione operata da decine di migliaia di specie animali in termini di produzione, resa e qualità. Le colture agrarie interessate includono cereali, frutta e verdura essenziali per le diete animali e l’alimentazione umana, poiché esse forniscono vitamine e minerali, nonché combustibili, fibre e materiali da costruzione.

La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari (ISPRA 2020). Più di trenta paesi, inclusi gli Stati Uniti e molti europei, traggono tra il 5 ed il 10% dell’apporto calorico alimentare direttamente dall’azione degli impollinatori; i valori sono probabilmente sottostimati. Si consideri poi che la domanda umana di cibo raddoppierà entro il 2050, mentre la scarsità d’acqua, il degrado del suolo e il cambiamento climatico rappresentano già oggi sfide sostanziali per l’aumento della produzione alimentare globale. Appare chiaro che un declino degli impollinatori e dei loro servizi eco sistemici (vedi glossario) potrebbe limitare la capacità di soddisfare i futuri fabbisogni calorici almeno in alcune regioni del mondo.

Diversi fattori come distruzione, degradazione e frammentazione degli habitat, inquinamento da agenti fisici e chimici, eccessivo impiego di prodotti agro-chimici, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive spesso agiscono in sinergia tra loro e sono oggi la causa un pericoloso declino degli impollinatori. Questo arretramento degli impollinatori animali non solo è direttamente associato alle produzioni alimentari ed industriali ma potrebbe causare globalmente notevoli problemi sanitari a causa dell’incremento di malattie non trasmissibili e per la carenza di micronutrienti.

Ciò risulta da uno studio supportato da due importanti finanziatori: la Winslow Foundation e la Bill & Melinda Gates Foundation e pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet (Smith et al., 2015).

Influenza del declino degli impollinatori sulla nutrizione e sulla salute

Pochi studi hanno valutato il potenziale effetto del declino degli impollinatori sulla salute. Per definire possibili scenari dovuti alla perdita del 50%, del 75% o del 100% di impollinatori in un contesto globale, nella ricerca condotta da Smith et al. (2015) è stato creato un imponente database con 224 tipi di alimenti di 156 paesi. La metodologia prevedeva le seguenti valutazioni:
• quantificazione della composizione dei nutrienti e grado di dipendenza degli alimenti dagli impollinatori per la loro produzione, per riuscire a stimare l’entità delle possibili riduzioni dei micronutrienti;
• calcolo dell’assunzione di cibo da popolazioni di diversi paesi (considerando arbitrariamente costante lʼapporto calorico attraverso la sostituzione con alimenti-base come cereali, patate, tuberi, ecc.);
• stima dei danni causati dal declino degli impollinatori nelle popolazioni già carenti di micronutrienti;
• stima del gravame delle malattie non trasmissibili, di quelle trasmissibili e di quelle correlate alla malnutrizione in base al quadro di valutazione del rischio comparativo del Global Burden of Disease 2010 (vedi glossario).

Elementi qualificanti di questo studio sono state la stima dell’assunzione pro capite di nutrienti e prodotti alimentari sia in scenari di declino completo sia quando era ipotizzata una diminuzione parziale degli impollinatori.

Inoltre è stato quantificato l’effetto sulla salute di tali diminuzioni fornendo così un’analisi globale del contributo dell’impollinazione alla salute umana e alla nutrizione.

Dalla considerevole mole di informazioni emersa dalla ricerca si segnala che la diminuzione di calorie nella sfera nutrizionale globale sarà principalmente dovuta alla mancata disponibilità di oli e di colture oleaginose considerate ad alta densità calorica (vedi glossario). Inoltre, in tutti i paesi, la seconda componente del calo calorico sarà rappresentata dalla mancanza di frutta. Dal punto di vista geografico, le regioni più esposte all’aumento di malattie non trasmissibili sono l’Europa orientale e l’Asia centrale, orientale e Sud-orientale.

Questi paesi, che sono fortemente legati a colture dipendenti da impollinatori (frutta, verdura, noci e semi), tenderanno ad avere un’elevata frequenza di malattie croniche e metaboliche. D’altra parte, gli aumenti più marcati di malattie trasmissibili e legate alla malnutrizione si verificheranno in modo drammatico nei paesi a basso reddito dellʼAfrica sub-sahariana, dellʼAsia meridionale e di alcune aree del Sud America. Questi paesi hanno già i più alti tassi di malattie trasmissibili e sarebbero perciò maggiormente colpiti da un ulteriore aumento della malnutrizione, con disturbi e malattie associate.

Volendo quantificare lo scenario che presume la perdita completa di impollinatori, si forniscono alcuni valori
significativi:
71 milioni di persone residenti in paesi a basso reddito potrebbero diventare carenti di vitamina A e altri 2,2 miliardi, che ne consumano già meno del fabbisogno medio, subirebbero un ulteriore calo del consumo di questa vitamina; i valori corrispettivi per la vitamina B sono 173 milioni di esseri a sperimentare carenze e 1,23 miliardi patirebbero ulteriori insufficienze;
• la produzione di verdure potrebbe ridursi del 16%, quella di frutta potrebbe diminuire del 23%, mentre la fornitura di frutta secca e i semi calerebbe del 22%, va considerata la variabilità tra i paesi;
• i cambiamenti imposti alla dieta potrebbero aumentare annualmente di 1,42 milioni i decessi globali per malattie non trasmissibili e per quelle legate alla malnutrizione e di 27 milioni gli anni di attesa di vita corretta per
disabilità (vedi glossario).

Tenuto conto dei limiti posti da un’analisi che si basa sulla modellistica, come quello appena descritto, che per questioni metodologiche tende addirittura a sottostimare le conseguenze della mancanza totale di impollinatori, i risultati ottenuti mettono chiaramente in evidenza la relazione diretta tra il declino degli impollinatori ed il peggioramento della salute umana mondiale, con variazioni dovute all’ambito geografico.

Inoltre, il lavoro offre ai decisori politici uno strumento scientifico (numeri!) per incoraggiare simultaneamente l’implementazione di strategie di protezione della Natura e della Salute.

–  Glossario tecnico –

ATTESA DI VITA CORRETTA PER DISABILITÀ
Misura della gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura.
DENSITÀ CALORICA
Indica la quantità di calorie contenute negli alimenti per unità di peso.
GLOBAL BURDEN OF DISEASE (GBD)
Studio pubblicato con regolarità, fornisce uno strumento per quantificare la perdita di salute dovuta a centinaia di malattie, lesioni e fattori di rischio, in modo che i sistemi sanitari possano migliorare e le disparità possano essere eliminate.
SERVIZI ECOSISTEMICI
Secondo la definizione proposta dal Millennium Ecosystem Assessment, i servizi ecosistemici sono i molteplici benefici forniti dagli ecosistemi al genere umano.

– Fonti –

  • Global Burden of Disease Study 2010. Global Burden of Disease Study 2010 (GBD 2010) results by cause 1990–2010. Institute of
    Health Metrics and Evaluation, Seattle2010
  • ISPRA (2020). Il declino delle api e degli impollinatori. Le risposte alle domande più frequenti. Quaderni Natura e Biodiversità
    n.12/2020. ISBN 978-88-448-1000-9, 43 p.
  • Smith M.R., Singh G.M., Mozaffarian D., Myers S.S., 2015. Effects of decreases of animal pollinators on human nutrition and global
    health: a modelling analysis. Lancet. 2015 Nov 14;386(10007):1964-1972. doi: 10.1016/S0140-6736(15)61085-6. Epub 2015 Jul 15. PMID:
    26188748.

(articolo pubblicato dall’Associazione Italiana Apiterapia sull’apis di novembre 2022)